È educazione fisica, non libertà.
Un allenatore vuole trasformare un gruppo di adolescenti nella squadra perfetta. Forgiare i loro corpi, orientare le loro teste. Portarli verso il gesto esemplare, convincerli ad abbandonare la mediocrità per il sublime. I ragazzi gli credono, e si abbandonano alla sua esaltazione. E’ gratificante farsi strumento delle sue ambizioni, assecondare la sua volontà.
La squadra non pensa, i giocatori sono ingranaggi della stessa macchina. Reagiscono, non elaborano. Si allenano al grido di “If you can’t, then you must!!! Se non puoi, allora devi”.
Ma se davvero non puoi, che cos’è il dovere? Con cosa confina, che cosa dovranno essere disposti a cedere?
L’ Allenatore è il sovrano. Si occupa di morale. Annienta modestia, benevolenza e moderazione perché sono ostacoli alla sovranità. Predica il sacrificio, perpetua la menzogna e insinua la diffidenza.
La Squadra ritiene la soggezione necessaria. Teme l’allenatore, ne venera l’autorità. Obbedisce per non prendersi la responsabilità di scegliere.
Chi è più il più forte? E che cos’è, davvero, la forza?
….Ma non giochiamo mai?
Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco