#ADIACENZE 13 ottobre 2016

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PALERMO 13 > 14 OTTOBRE 2016

Convegno “Dran: Tragedia, Trauerspiel, dramma musicale”
L’esperienza di Romeo Castellucci


 

13 OTTOBRE – 15,30

Teatro Massimo, sala ONU

VOCE, RISO, NON LIQUET

Conferenza a cura di Piersandra Di Matteo

A SEGUIRE

APERTURA DEL PROGETTO #ADIACENZE

Censimento/Autoconvocazione degli artisti di teatro di Sicilia
Introduzione di Marco Canzoneri e Salvatore Tedesco

 

Università degli Studi di Palermo, Sabino Civilleri, Manuela Lo Sicco, Eugenio Notaro

L’universo artistico di Romeo Castellucci è in costante connessione con il mondo Greco. La tragedia attica è per lui la Stella Polare di ogni rappresentazione. La tecnologia del tragico agisce nelle fibre compositive di ogni lavoro, ora incorniciando l’atto di violenza di eroi divenuti immortali, ora inscrivendolo in una dimensione acusmatica, ora in una levigata gag comica, rifratta nella morfologia della dispersione, ora in un dispositivo iperrealistico percosso da indovinelli sfingei, ora facendo collassare la zoppia mentale di Edipo in corpi amorfi che sbriciolano la sua quête investigativa in rumori del corpo e meteorismi. L’abiezione del corpo e i suoi sintomi sono la via per rivelare una Grecia notturna, ctonia, percorsa da insanabili contraddizioni, quella dei Misteri Eleusini e di Samotracia. Da questo centro pulsante si irradiano immagini che chiamano in causa, che non scendono a patti con l’estremismo violento della bellezza e con il volto non conciliato dell’osceno. Si tratta di precipitati sinottici che fanno i conti con la catastrofe del linguaggio, con quel punto di scarico tra logos e soma in cui è possibile rivendicare il diritto di farla finita con gli assetti logocentrici del “regime mimetico”. Muovendo dalle opere esordiali fino ai lavori più recenti, la studiosa e dramaturg, Piersandra Di Matteo affonda nelle pieghe di quel teatro che scava dentro il corpo del linguaggio e nella cosalità dell’essere, che pone a problema l’essere portatori di discorso, che mette al centro della scena i movimenti dell’apparato fonatorio terminale, che sfibra la parola con il bisturi della dissezione filologica, che fa della voce un vettore di erosione della lingua, una fonte d’irrigazione atmosferica dell’immagine, un ripercuotitore corporeo che apre all’incontro traumatico con l’altro della voce.

Piersandra Di Matteo

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INFO: http://www.unipa.it/…/docum…/20160927-AdiacenzeDams-logo.pdf

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